1) Largo alla carta di pietra
La carta. Ne utilizziamo tantissima, anche più di quanto non sia necessario. A volte senza nemmeno pensare che, dietro il foglio A4 che abbiamo tra le mani, si celano litri e litri di acqua e persino del petrolio; per non parlare degli alberi impiegati nella sua produzione: : lo sapevi che, negli Stati Uniti, per stampare i quotidiani della domenica servono
500.000 alberi ogni settimana?
La carta riciclata è un buon compromesso per l’ambiente, ma ne esiste un altro tipo, che
non si rompe, non si sgualcisce e che, a contatto con l’acqua,
non si rovina. Si tratta della
paper stone. Sì, avete capito bene: carta di pietra. Si prendono gli scarti della lavorazione del marmo, li si miscela con una piccola percentuale di plastica riciclata e nasce quello che, all’apparenza, è un comunissimo foglio bianco. 0 acqua necessaria alla produzione; 0 alberi da tagliare; 0 solventi chimici, la paper stone è resistentissima e, appunto, idrorepellente.
Con la carta di pietra, è proprio il caso di dirlo,
scripta manent.
2) La soia diventa inchiostro
Sì, con la soia non si fanno solo i veggie burger, il tofu e la salsa per il sashimi. È anche la base per un
inchiostro conveniente (ha colori intensi e, per questo, se ne usa poco) e altamente
riciclabile, due caratteristiche che lo rendono perfetto per le
nuove penne nella tua scrivania e per la stampa dei giornali. Infatti, la maggior parte dei quotidiani che leggi sono stampati con questo inchiostro che, bada bene, sebbene sia prodotto con la soia, non è commestibile: l’olio dei semi è miscelato con pigmenti e resine. Quindi usalo per scrivere, ma niente esperimenti culinari.